venerdì 15 marzo 2013

Una vita al massimo di Tony Scott (1993)


Una vita al massimo (titolo originale True Romance) - secondo capitolo della «trilogia pulp» di Quentin Tarantino dopo il capolavoro formale e citazionistico Le Iene - riprende trame, tic e stilemi del Romance Comic: fumetto incentrato su storie d’amore certamente romantiche ma messe in difficoltà da complicazioni come gelosia e tradimenti. Materiale che Tarantino porta all'estremo nella sua sceneggiatura regalando al pubblico una delle coppie più rock della cinematografia tutta. Basti pensare alla sola reazione di Alabama «è così romantico!» al massacro compiuto da Clarence per lei.
Nella prima, cupissima, parte della pellicola il giovane Clarence Worley (che ha il volto da teen devil di Christian Slater) incontra la dolce prostituta Alabama Withman (la stupenda Patricia Arquette) ingaggiata da un amico per il suo compleanno. Fra i due è subito amore, assoluto e devoto. Sarà questo sentimento incendiario (complice il modello dei fumetti e dei b-movie di cui fa incetta) a spingere Clarence nella tana del vecchio protettore di Alabama, per ucciderlo. Qui il nostro avrà il suo incontro con l’evento casuale (forza motore di ogni produzione pulp che si rispetti): una valigetta piena di cocaina purissima che in una girandola di eventi sempre più cruenti porterà i protagonisti a Los Angeles e, poim al finale (o, come vedremo ai finali). Già, valigetta, come quella zeppa di diamanti de Le iene o quella misteriosa e catartica dell’ultimo film della trilogia Pulp Fiction.
Gli sceneggiatori e (allora) amici Quentin Tarantino e Roger Avary mettono fra le mani del regista Tony Scott una grande quantità di materiale cinefilo: dai film visionati continuamente dai diversi personaggi (i film di Sonny Chiba, A better tomorrow II, Freejack fuga dal futuro) alle citazioni formali, come la scena di sesso fra Alabama e Clarence (che richiama quella fra Tom Cruise e Kelly McGillis in Top Gun) e ai divertissement iconici come il mafioso italiano Vincenzo Cocotti interpretato dall'immenso Christopher Walken o lo sfattissimo coinquilino losangelino interpretato da Brad Pitt e infine il mexican standoff (che ritroviamo in tutti i film della trilogia) a casa del produttore e spacciatore Lee Donovitz.
Dallo sguardo puro e deciso di Alabama dietro le lenti azzurre e specchiate dei suoi Wayfarers alla Cadillac rosa di Clarence, dalla giacca di lamé di Elvis (che nel film è la pericolosa materializzazione della coscienza di Clarence) alla rappresentazione yuppie e scellerata di Los Angeles, il compianto Tony Scott interpreta la sceneggiatura con il suo proverbiale appeal patinato e pop facendo di Una vita al massimo un oggetto cinematografico iconico e riconoscibile.
Nota necessaria: della pellicola esistono montaggi alternativi che riguardano soprattutto il mexican standoff finale. Nella sceneggiatura originale di Quentin Tarantino Clarence muore e Alabama parte alla volta del Messico da sola. Un riferimento al suo futuro è presente in Le Iene, dove in un flashback si parla di una donna chiamata Alabama che rimasta vedova tornava nel mondo del crimine al fianco di Mr. White.


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