martedì 4 dicembre 2012

John Carpenter e il genere western: Vampires (1998)


Perché non possiamo prendere Vampires – ricordato come l’unico successo al botteghino degli anni Novanta di John Carpenter – per quello che è? Non appena il regista di Essi vivono ha dichiarato che il film possiede la struttura orizzontale del genere western piuttosto che quella verticale del racconto gotico, qualcuno è corso ad accostare Vampires all'Opera di John Ford. Com'è possibile? Il western di Ford possiede delle implicazioni sociali e coloniali che hanno fatto storia. In Sentieri Selvaggi e soprattutto in Cavalcarono Insieme è centrale la riflessione sul razzismo, sull'integrazione e sulle implicazioni di uno scontro di civiltà, senza contare che stilisticamente e visivamente Ford possiede un forte senso pittorico e compositivo visibile in ogni singola inquadratura. Vampires è quanto di più lontano da Ford, è un film ferino, misogino, sessista, che mette in scena programmaticamente odio, rabbia e violenza, tanta violenza. Certamente Vampires è un western, ne possiede tutte le caratteristiche, dal paesaggio desertico e di frontiera all'idea del cavaliere errante, fino allo scontro al di fuori della legge, ma le declina secondo un paradigma che Carpenter stesso – in quel periodo in piena crisi nei confronti del cinema e del mestiere registico – costruisce sul nichilismo. È così che il film ottiene la sua peculiarità.
Sulla base di un racconto di John Steakley (Vampire$) che Carpenter giudica fiacco e poco adatto al suo progetto, il film racconta di Jack Crow (James Woods, scelto da Carpenter perché secondo il regista è «l’aggressività fatta persona»), un cacciatore di vampiri, perennemente incazzato, violento, vecchio e cattivo. Con lui una nutrita banda di polverosi guerriglieri con cui stana i vampiri (qui gerarchicamente suddivisi in adepti e maestri) bruciandoli alla luce del giorno. Uno di loro, il più antico, Jan Valek (Thomas Ian Griffith), sfugge al protocollo di Crow e in una delle scene più belle del film fa visita al Motel in mezzo al deserto in cui i cacciatori stanno festeggiando fra alcol e prostitute la ricca giornata di lavoro. La cornucopia gore è assicurata, a essa scampano solo Crow, Katrina una prostituta che è stata morsa da Valek (interpretata da un’allucinata Sheryl Lee) e solo un componente della squadra originale: Montoya (Daniel Baldwin). Questa gang di reietti dovrà vedersela con le origini cristiane di Valek che sembra aver a che fare con uno strano esorcismo operato dalla Santa Sede e andato male…

Nonostante il budget risicato a disposizione, Carpenter è riuscito ancora una volta a far valere le ragioni della propria visione. Il film ha una fotografia riconoscibile (soprattutto sui toni del rosso e del nero tipici della "frontiera" fra notte e giorno), mette in scena una chiesa cattolica fatta di cardinali gangster e prelati armati, Carpenter riuscì persino a vincerla sui produttori che avrebbero voluto il giovane e bello Casper Van Dien (che veniva dal successo di Starship Troopers) per il ruolo di Jack Crow.

Vampires è il western di Carpenter, armato e violentissimo, sia per quanto riguarda l’attitudine dei vampiri (assai ferini e senza alcuna introspezione emotiva) sia per quanto riguarda gli umani, lontani da qualunque tipo di misericordia perché già, ognuno a suo modo, condannati.


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