lunedì 17 dicembre 2012

Gremlins di Joe Dante (1984)


Si avvicinano le vacanze natalizie, con il suo seguito di riti e tradizioni che aspettano solo di essere celebrate. Questo è il periodo giusto in cui recuperare quelle pellicole, che magari si sono viste da piccoli, in quelle mattine fredde, sotto le coperte o sul divano, rigorosamente ancora in pigiama. Pellicole come i Goonies, Ghostbusters la saga di Indiana Jones, gli AddamsLabyrinth - dove tutto è possibileEdward Mani di forbice, Piramide di pauraE. T. l'extraterrestre o, come nel nostro caso, Gremlins. Alzi la mano chi non ha amato il piccolo mogwai Gizmo, l’atmosfera sognante del Natale a Kingston Falls, la perfetta calibrazione fra orrore e commedia, le innumerevoli citazioni (da Flashdance a L’uomo che visse nel futuro) e la deriva comportamentale dei mostriciattoli verdi in giro per la città la notte di Natale.
La premiata ditta Steven Spielberg/ Chris Columbus/ Joe Dante realizza il film sull'idea che Walt Disney voleva trarre dall'omonimo libro per bambini di Roald Dahl, in cui dei mostriciattoli mettevano fuori uso degli aerei durante la seconda guerra mondiale. Il riferimento al romanzo di Dahl, nel film, è incarnato dalle parole del signor Futterman, che racconta di strani esseri malvagi che minano il funzionamento degli oggetti tecnologici. Columbus, alla scrittura, Spielberg come produttore esecutivo (intervenne sotto questa veste in vari momenti per preservare la comprensione e la coerenza del film) e Dante alla regia (scelto per il suo gusto in fatto di horror, con cui si era cimentato negli anni precedenti) realizzano una pellicola immortale, scientemente pop. Il film è un successo perché incarna la tendenza al ribaltamento, al gioco speculare fra idillio e orrore che è parte integrante dell’immaginario letterario e artistico statunitense. Un gioco in cui Norman Rockwell e H. P. Lovecraft si guardano nello stesso specchio e che trova nella provincia la sua dimensione ideale. I tre ragazzi d’oro del cinema pop si divertono come matti a citare e rievocare, mentre la signora Peltzer cucina con gli improbabili strumenti inventati dal marito, sospira guardando in TV La vita è meravigliosa mentre Billy (che pur lavorando in banca vuol diventare fumettista) e Gizmo, in mansarda, guardano L’invasione degli ultracorpi. Il citare il grande immaginario pop americano, già classico, non si ferma certo qui. Il continuo calibrare i toni della commedia e del racconto horror ne è un esempio, la situazione di emergenza e di isolamento in cui versa Kingston Falls poi è un altro stilema tipico della cultura americana (da Edgar Allan Poe in avanti, verso gli esperimenti di riazzeramento sociale di Stephen King). A ciò si unisce il roboante tocco picaresco tanto caro a Steven Spielberg, che rende Gremlins l’avventura che ancora oggi amiamo vedere. 
Natale in casa Peltzer.
L’universalità del linguaggio pop racconta il mito del doppelgänger, il monito su responsabilità e progresso tecnologico, la liberazione dell’Es (non dimentichiamo che sarà il dolce Gizmo a produrre Ciuffo Bianco e la sua banda di sciamannati mostriciattoli), con una leggerezza che dovrebbe ancora fare scuola in produzioni simili ma che sembra dimenticata nella rincorsa alla computer grafica, all’effetto digitale a tutti i costi, alla patina di coolness che dura il tempo di un alito su una finestra mentre fuori nevica.
Nel 1990 Joe Dante volle dare alla sua creatura un sequel: Gremlins 2. La nuova stirpe. Qui Dante fa il verso al suo stesso stile parodiandolo in maniera autoreferenziale e folle. Non v’è traccia dell’immaginario evocativo e della calibrazione dei toni del primo film, solo una sequela, una giustapposizione, di gag matte che fanno il verso a Gizmo, Billy (qui dipendente di un magnate à la Donald Trump nella Grande Mela) e a tutta la compagnia di Kingston Falls (il cui set ritroveremo non qui ma riconosceremo nella Hill Valley di Ritorno al futuro).

Non ci resta che organizzare la visione in maratona di entrambi film per riconoscere tutta la verve dell’operazione. Preparate le vostre ciotole di pop-corn e stringetevi sul divano mentre si torna ancora una volta a Chinatown, nel negozio di un certo anziano venditore dall'occhio glauco, per prendere a sua insaputa un piccolo mogwai canterino da portare a casa per Natale.

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