giovedì 5 luglio 2012

Il Lansdale Avant-Pop: Maneggiare con cura


Posta all’interno della collana Avant-Pop di Fanucci Editore, curata da Luca Briasco e Mattia Carratello – uno dei pochi progetti editoriali antesignani e indicativi – il volume Maneggiare con cura di Joe R. Lansdale (2002) occupa una posizione di rilievo sia per il materiale narrativo di cui è costituito (una raccolta di tredici racconti seguiti da due interventi sulla cultura del drive-in e sul cinema horror) sia per com’è stata elaborata l’antologia dai due curatori per il mercato italiano. Lansdale stesso poi non ha mai fatto segreto di preferire la forma del racconto al romanzo, e non manca mai di precisare (spesso anche durante i suoi tour di presentazione) quanto egli ami lavorare a storie brevi e immaginifiche.
La selezione dei racconti di Maneggiare con cura è un saggio esaustivo della visione narrativa di Joe R. Lansdale, della sua eccezionale capacità di assimilare e rimaneggiare modelli, stili, generi e registri linguistici. In questo senso Lansdale è un artista Avant-Pop, cosciente che non sono più solo le risorse tradizionali (il mito, i classici, la bibbia, la musica e la letteratura) a fornire al pubblico immagini-chiave, personaggi, metafore e archetipi narrativi, bensì sono le risorse della cultura popolare a fornire punti di riferimento, a «spiegare chi siamo, che cosa vogliamo o di cosa abbiamo paura e come ci vediamo proiettati nel mondo» (Larry McCaffery). Nella preziosa postfazione di Luca Briasco e Mattia Carratello sono individuati con precisione quali siano i modelli di riferimento dello scrittore texano. Vale la pena riportarli «In primo luogo Mark Twain, per più di una ragione: una vis comica sempre venata di cattiveria e di anarchismo; la dimensione totalmente orale del linguaggio e dello stile; la scelta di un regionalismo che non rinuncia a proporsi come universale. Poi Ambrose Bierce, per la contaminazione tra livello realistico e fantastico e per la controllata amarezza dello sguardo gettato sugli orrori di un mondo in costante conflitto. E gli anni Trenta e la Depressione di James Cain e di Erskine Caldwell, popolati da poveri “bianchi” sbandati e incattiviti, quasi naturalisticamente condannati prima ancora di vivere. E ancora la tradizione del gotico sudista, da Faulkner a Flannery O’Connor fino a Cormac McCarthy, nella messa in scena del corpo a corpo tra bellezza e depravazione, tra civiltà e barbarie, tra natura e cultura, tra bianco e nero. I grandi maestri della scrittura di genere, infine, capaci di traslare questa letteratura in uno strumento privilegiato di analisi e di visione: da Robert Bloch a Richard Matheson, da Ray Bradbury a Jim Thompson.». Credo sia doveroso aggiungere H. P. Lovecraft che su quasi ciascuno di questi autori allunga la sua ombra.

Joe R. Lansdale: passione per il drive-in
La forma racconto e la varietà d’immaginari giustapposti fanno della lettura di Maneggiare con cura un’esperienza sorprendente e straniante. Immaginate di viaggiare di mondo in mondo a bordo della casetta sradicata dal Kansas di Dorothy. Con lei al posto del fido toto c’è un cane da combattimento latrante e alla catena. A ben guardarla, la stessa bambina sembra avere l’aspetto di uno zombie appena uscito dalla sua tomba occultata in giardino…
L’iperrealtà multidimensionale nei racconti di Lansdale è costituita da gotiche e impermeabili comunità sudiste che vivono di combattimenti fra cani e fra uomini, di razzismo manifesto, necrofilia, snuff movie visti come filmini privati mentre si divora junk food come in L’arena, La notte che si persero il film dell’orrore e Una serata al drive in, di vita suburbana ribaltata (ormai lo sappiamo: l’unico modo per sopravvivervi) come in Un signor giardiniere, di lavoro alienato sublimato da esperienze lisergiche come in La notte dei pesci, universi prettamente situazionisti come il centro di rehab per mostri della cultura horror in cui Godzilla e King Kong si avviano sul viale del tramonto o il feticismo alla deriva de La bambola gonfiabile: una favola o ancora il setting action à la Mad Max de Nel deserto delle Cadillac, con i morti e il far west contaminato con l’estetica jap de i treni che non abbiamo preso per arrivare all’apocalittica e dolorosa visione di Piccole suture sulla schiena di un morto.
Chiudono il volume due saggi: uno sul cinema horror di serie B, l’altro sulla mitologia del drive-in (per il quale Lansdale ha una vera e propria venerazione, ricordiamo il leggendario ciclo del Drive-in pubblicato in Italia da Einaudi). Nel programmatico Eccitarsi per l’horror: emozioni a basso costo Lansdale ci insegna a discernere tra i film di serie B e a coglierne il valore rappresentativo e metaforico; ne L’inferno visto dal parabrezza egli cita nientemeno che la figura mitica di Joe Bob Briggs.
Consiglio il recupero di questo volume agli amanti di Lansdale (moltissimi in Italia) e agli appassionati di un certo modo di fare letteratura alla deriva, sperando che Fanucci Editore decida di approntarne presto una ristampa, chissà, magari in e-book.

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