lunedì 7 maggio 2012

eXistenZ di David Cronenberg (1999)


Nel 1999, a Berlino dove il film è stato presentato, David Cronenberg disse che l’idea da cui nacque la sceneggiatura di eXistenZ (si scrive proprio così, con la prima lettera minuscola e le lettere “X” e “Z” maiuscole) fu l’incontro del regista canadese con lo scrittore indiano Salman Rushdie. Come sappiamo l’autore de I versi satanici è vittima di una fatwa islamica per aver osato riscrivere nel suo libro la storia del profeta Maometto. Come Rushdie anche la protagonista di eXistenZ Allegra Geller (Jennifer Jason Leigh), è vittima di una condanna per aver osato mettere in crisi le coordinate del reale, aprendo di fronte all’essere umano («così finito», dirà la stessa Allegra all’inizio del film) possibilità immaginifiche infinite.
Ancor prima dello spettacolare Inception e nello stesso anno dell’uscita di Matrix Cronenberg realizza una pellicola – come solito nella produzione del regista di Scanners – in cui i diversi piani di rappresentazione sono tutti ugualmente possibili e mimetici. Non ci sono stacchi particolari, espedienti della fotografia o della regia che possano far pensare a un piano artificiale (onirico o digitale). I personaggi si muovono verticalmente, affrontando i diversi livelli del gioco eXistenZ. Essi perdono la percezione del perimetro del reale e questa insicurezza legata alla percezione (che è cardine fondamentale per comprendere l’intera produzione di Cronenberg) è il vero motore narrativo di eXistenZ e la riflessione che il regista vuole indurre nello spettatore.

Anfibi modificati per creare i game pod
All'interno di una chiesa avviene la presentazione di un nuovo eccezionale videogioco eXistenZ, mostrato in anteprima a un ristretto gruppo di appassionati dalla sua stessa creatrice, Allegra Geller di Antenna Research (come a voler richiamare la ricerca del canale “altro” di Videodrome). Durante la presentazione un ragazzo tira fuori un’arma organica (una forma di tecnologia allo stesso tempo post-hardware e post-umana), una pistola fatta di ossa, vertebre e denti, per sparare ad Allegra al grido di «morte al demone Allegra Geller». Ciò innesca la fuga della stessa insieme al giovane Ted Pikul (un imberbe Jude Law) in un percorso che richiama i livelli del gaming RPG (role-playing game) e che, tramite stacchi netti, porterà i due protagonisti in setting sempre diversi, in cui i due dovranno imparare a calarsi nel ruolo assegnatogli dal gioco (come degli attori, ohibò!), solo dopo aver compreso le istanze immediate del personaggio essi potranno andare avanti. In eXistenZ il dispositivo di gioco è un pod organico (realizzato utilizzando tessuti di pesci e anfibi geneticamente modificati) interconnesso all’uomo tramite una bioporta, un’apertura che permette alla protrusione del pod (l’UmbyCord, simile a un cordone ombelicale) di connettersi al sistema nervoso del giocatore direttamente nella sua spina dorsale. Ancora una volta, come in Scanners, Cronenberg è alla ricerca di una connessione (sociale, neuronale, fisica) fra sistemi nervosi, questa volta non fra due esseri umani epigeneticamente mutati con un farmaco ma fra il sistema nervoso di un pod biologico (meravigliosa la scena dell’operazione chirurgica per riparare il pod di Allegra) e quello umano.
Ultima nota merita la chiara rappresentazione sessuale (stiamo pur sempre parlando di un regista che ha Freud e Jung come numi tutelari) del legame fra l’UmbyCord e l’uomo. La punta dell’UmbyCord penetra nella bioporta come questa fosse un orifizio aperto («nuovo» come direbbe il divin Marchese). Prima di inserire la punta dell’UmbyCord il giocatore deve emulsionarla in un rituale chiaramente sessuale. Non sorprende quindi che Allegra e Pikul, appena giunti all’interno del gioco (nel gioco), debbano ancora una volta penetrarsi l’un l’altra le bioporte scatenando un’irrefrenabile pulsione sessuale nei due personaggi che stanno interpretando.
Chiude la pellicola uno straniante finale aperto (e incerto). La domanda è: siamo tornati al reale (dove si sta simulando il gioco traScendeZ) o siamo giunti a un nuovo livello del gioco dalle «infinite possibilità» di cui parlava Allegra all’inizio?


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