domenica 1 gennaio 2012

The short films of David Lynch

Era il 2008 e in giro per il mondo (compresa la Triennale di Milano) vennero allestite delle salette cinematografiche in perfetto stile Eraserhead per la proiezione degli Short Films - brevi, inquietanti e surreali cortometraggi - di David Lynch. La mostra era The air is on fire e chi non ha potuto goderne oggi può recuperare grazie a Raro Video che li ripropone in uno splendido cofanetto insieme a EraserheadDumbland (una serie di corti di animazione in Macromedia Flash). I corti sono proposti in rigoroso ordine cronologico e vengono introdotti da David Lynch stesso che ne racconta la genesi  e la realizzazione fra un progetto cinematografico e l’altro ). Ognuno dei corti ha un valore inestimabile in termini di compresione dell’Opera di Lynch e ne mostra tutta la carica sperimentale e decostruttivista, qui completamente libera di esprimersi.


Il primo corto, Six Figures Getting Sick (Six Times) (1966) è realizzato utilizzando la tecnica (deliziosamente straniante) dell’animazione di un minuto proiettata su un’opera scultoria (il calco della testa dello stesso Lynch realizzata da Jack Fisk e riproposta tre volte), che mostra sei figure umane avvinte, contorte e trasfigurate dal dolore (rappresentato dai colori e dal travaso degli umori fra organi diversi), e il suo percorso lungo il sistema nervoso e circolatorio. Completa il tutto il suono di una sirena in lontananza. Incredibile pensare che questo costoso cortometraggio (200 dollari) fu realizzato da Lynch durante il suo secondo anno alla Pennsylvania Academy of Fine Art.
Il secondo corto è The Alphabet (1968) ed è a mio parere quello più interessante (leggi agghiacciante) dal punto di vista artistico e sperimentale. Qui Lynch mette in scena una visione onirica (e per questo surreale e notturna) in cui è rappresentata la difficoltà dell’apprendimento del linguaggio verbale e scritto, l’orrore insito nella costrizione e di contro la carica libertaria del linguaggio visivo (Lynch stesso da piccolo aveva dimostrato difficoltà d’apprendimento decidendo presto di fare dell’arte visiva il suo strumento di comunicazione). Lynch racconta come l’idea sia nata da un incubo avuto dalla nipotina di sua moglie Peggy Lentz (protagonista del corto), in cui la piccola ripeteva ossessivamente l’alfabeto nel sonno.


The Alphabet
Con The Grandmother (1970) - realizzato grazie alla notorietà ottenuta da Lynch con The Alphabet - la visione cinematografica di Lynch si fa più materica e vicina alle istanze che saranno poi di Eraserhead: la creazione, l’alienazione violenta dell’ambiente familiare, lo sguardo ingenuo dell'infanzia presto violato. Il corto, girato nella casa di Lynch con la partecipazione di amici e attori non professionisti, racconta la contrapposizione fra Mike, un bambino che vive con i genitori, rozzi, violenti e maneschi (la contrapposizione è anche “visiva” con Mike vestito in completo e cravattino e i genitori discinti, sporchi e scarmigliati). Una sorta di metafora in cui il bambino rappresenta la creazione artistica (incompresa e soppressa) e la nonna l’oggetto creato (Mike la crea da un seme e da terriccio posto sul suo letto).
Di grande successo, sopratutto online, il cortometraggio The Amputee (1974). Esso ripropone la riflessione sulla serialità (iniziata con Six Figures Getting Sick e poi confluita nel progetto televisivo Twin Peaks) e sulla forma (fotografia, scelta della pellicola e del bianco e nero) che vedrà il suo culmine in Eraserhead. Qui una donna con le gambe amputate è impegnata a scrivere una lettera mentre un infermiere (lo stesso Lynch) le medica le ferite. Due versioni sono state girate da Lynch una di quattro minuti e una di cinque, utilizzando due diversi tipi di pellicola in bianco e nero (allora in valutazione dall’American Film Institute).

Il cortometraggio The Cowboy and the Frenchman (1988) - realizzato fra Velluto blu e Cuore Selvaggio - proviene da quel periodo in cui Lynch aveva portato la rappresentazione dell’epica americana su un livello più sperimentale. Divertente a questo proposito pensare che questo cortometraggio fu richiesto a Lynch proprio dalla televisione francese per rappresentare stereotipi e cliché delle due culture: americana e francese. Il risultato è uno spassosissimo delirio country/western posticcio e ironico sul pregiudizio e sulla banalità dell’incomprensione prima della facile conciliazione (mix, miscuglio, commistione) a base di alcool, musica e... pin-up.

Chiude il cortometraggio Premonitions Following an Evil Deed (1995), anch'esso nato da una committenza, questa volta all'interno del progetto della fotografa Sarah Moon, che per celebrare il centenario della macchina da presa dei Lumières, chiamò a raccolta ben quaranta registi (tra cui Angelopoulos, Greenaway, Kiarostami, Bigas Luna, Wim Wenders, Zhang Ymou e Michael Haneke) chiedendogli di realizzare dei corti utilizzando l'originale cinématographe (strumento in grado non solo di riprendere ma anche di proiettare). Il progetto corale prese il nome di Lumière and Company, e contiene anche il breve corto (55 secondi) di Lynch che vede una scena suburbana, in particolare una donna che indossa un grembiule nel proprio tinello, violata da una visione orrorifico futuribile. La scena è anticipata dal ritrovamento di un cadavere da parte di tre poliziotti. Lynch e il suo automatismo surrealista giocano qui, ancora una volta, sulla suggestione e sull'evocativo accostamento di frammenti, universi e immaginari ossimorici che si compenetrano tramite la visualizzazione mentale (lasciate che la vostra mente sia impero, diremo un decennio dopo) per commistionarsi e violarsi l'un l'altro.

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