mercoledì 14 dicembre 2011

Strade Perdute di David Lynch (1997)

Un legame che potremmo definire gemellare lega Strade perdute (Lost highway) a Mulholland Drive. Entrambe le pellicole del maestro David Lynch coniugano in maniera differente il tema del doppelgänger (presente anche in Twin Peaks). Se in Mulholland Drive Diane/Betty è la dicotomica trasfigurazione di un inconscio ferito, in Strade Perdute ci troviamo di fronte alla rappresentazione (secondo la lezione surrealista) di un assassino dalla personalità multipla. Superando il desiderio di comprensione lineare della trama bisogna prendere atto della bellezza, iconica e straniante di questa pellicola, che con fare ready made prende una cornice noir delle più classiche per trasfigurarne i tratti, rendendoli soffusi, perversi e altamente immaginifici.

In Strade Perdute il corpo di Fred Madison/ Peter Dayton è franto e sotto stress. I due volti riemergono più volte, scrutandosi vicendevolmente senza mai riconoscersi, nemmeno quando entrambi si specchiano nel volto cereo e orribile dell’Uomo Misterioso (un agghiacciante Robert Blake), il ferino e cosciente deus ex machina, pronto a intervenire al momento più utile. Così accade anche per il corpo di Renee/ Alice (una Patricia Arquette che ci sembra la figlia di Dorothy Vallens), sensuale e accecato dal chiaro riverbero della luce piuttosto che cinto da una vestaglia scura. Una venere scellerata reincarnatasi nel corpo di una cover girl da rivista pulp. 

Particolare menzione merita la colonna sonora (a cui bisognerebbe dedicare un intervento a parte) che propone brani di Marylin Manson (che fa anche un cameo nel film), David Bowie, The Smashing Pumpkins, Lou Reed, Nine Inch Nails, Trent Reznor (produttore della colonna sonora), e il sempre presente Angelo Badalamenti.




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