venerdì 9 dicembre 2011

Hairspray di John Waters (1988)


Con Hairspray. Grasso è bello inizia per John Waters – regista, esteta e raffinato scrittore (Shock e Crackpot) – una nuova fase cinematografica. Il regista di Baltimore dichiarerà che, sin dai suoi esordi, ha sempre sentito il bisogno di mutare gli strumenti cinematografici con cui affrontare la contemporaneità. Partito dal midnight movie (Mondo Trasho) per arrivare alla commedia in Odorama (Polyester), passando per il gore movie (Multiple Maniacs) e la fiaba (Nuovo Punk Story). Con Hairspray Waters inizia il lavoro di recupero delle motivazioni, dell’energia (tutta in potenza), dell’estetica lisergica dell’adolescenza. Un’operazione che continuerà con il cult assoluto Cry Baby e con il meraviglioso Pecker. JW in Hairspray torna agli anni Sessanta, all’estetica della brillantina, del rock’n roll (quello più scatenato, liberatorio e sessuale), della lacca e dell’attitudine campy di un decennio cui guardare con nostalgia.


Debbie Harrie alias Velma Von Tussle
consola la figlia Amber
Waters non rinuncia però alla missione centrale del suo cinema: la rappresentazione del brutto, la celebrazione del trash e dell’energia orgasmica e vitale di un manipolo di outsider che assumono connotati antiborghesi. Al centro della vicenda c’è la giovanissima e pienotta Tracy Turnblad (un’eccellente Ricki Lake nel ruolo della sua vita), desiderosa di partecipare allo show più amato dagli adolescenti di Baltimore, il Corny Collins Show, in cui coppie di adolescenti (antesignani del divismo giovanile dei decenni successivi) si esibiscono e si sfidano su brani rock’n roll (particolare menzione merita la colonna sonora*), tutto sotto l’occhio delle telecamere. Potrebbe benissimo essere la classica storia americana, quella della giovane rubizza adolescente che raggiunge il suo primo grande obiettivo, ma siamo a Baltimore, in un film di John Waters, per cui la metafora del brutto anatroccolo è calata in un’irriverente satira sociale, qui incarnata dal razzismo pre-Martin Luther King: al Corny Collins Show si esibisce la bellezza bianca e opulenta, il consumismo suburbano (con annesse réclame girate ad hoc), ma non c’è posto per protagonisti di pelle nera. Soltanto l’energica e realmente rock’n roll Tracy – in un recupero del tema dell’adolescenza problematica messa in scena nei passati film di Waters – con una cotonatura che sfida la gravità, andrà contro il pensiero mainstream, infischiandosene delle regole (nonché di quelle scolastiche che la porteranno in una classe di borderline) per ritrovare le vere radici del rock e del Cha cha cha che sente scorrergli nelle vene. Radici che trovano nutrimento e vita nella comunità nera di Baltimore. Così, insieme al suo ragazzo, Link – altrettanto rock’n roll, lo vedremo mascherare un’erezione nei pantaloni dopo una sessione di ballo all’inizio del film, ancheggiare come Elvis (l’attore Michael St. Gerard ha un’impressionante somiglianza con l’idolo di Memphis), e cercare la lingua della sua rubizza compagna durante un ballo – Tracy stringerà amicizia con alcuni ragazzi di colore che la introdurranno nelle più scatenate ballroom e nei migliori negozi di dischi rock e blues.

Il vestito adatto a ballare The Bug
Nella rappresentazione del neanche tanto velato razzismo borghese merita particolare menzione la scena in cui la madre dell’amichetta di Tracy, Penny Pingleton (che ha un fidanzatino di colore), corre a recuperare la figlia nel quartiere black. La signora, in filo di tacco, filo di perle e filo di trucco, quasi in orgasmica passione, urlerà contro un passante di non violentarla, gettandogli fra le mani la propria borsa. La donna cercherà poi ausilio nelle forze dell’ordine… anch’esse rappresentate da individui di colore! La stessa signora Pingleton rinchiuderà in seguito la propria figlia in una sorta di cella-cameretta, affidandola alle cure di un sedicente (e spassosissimo) psichiatra (interpretato dallo stesso John Waters!) per scongiurare la catastrofe ebony&ivory.
Waters non dimentica la lezione warholiana, per cui la resa dei conti deve avvenire per forza sotto l’occhio delle telecamere. Sulla pista da ballo e di fronte a centinaia di spettatori Tracy - libera dal carcere, dove era stata rinchiusa a causa della sua performance guerrilla con i ragazzi neri durante una puntata outdoor del Corny Collins Show – sfiderà la sua acerrima nemica Amber Von Tussle e i suoi campi-ssimi genitori (interpretati da Sonny Bono e Debbie Harry). Questi, pronti a tutto pur di mantenere la figlia sul trono di reginetta del programma, arriveranno persino a nascondere un ordigno esplosivo nell’acconciatura rococò della signora Von Tussle!
Il trionfo trashy della piccola Tracy e della madre - la totemica e consolatoria Divine, ormai lontana dai ruoli violenti e punk di inizio carriera, nella sua ultima apparizione in un film del mentore e amico - non tarderà: la piccola star, inguainata in un abito intarsiato da decorazioni a forma di scarafaggi, ballerà, insieme a tutto il cast The Bug di Jerry Dollman and the Knightcaps.
Infine meritano particolare menzione due dettagli che rendono la pellicola ancora più interessante e sfiziosa. Divine/Harris Glenn Milstead che recita in due ruoli, uno femminile (la madre di Tracy) e uno maschile: il magnate razzista e proprietario della televisione locale Arvin Hodgepile. L’attrice e cantante Pia Zadora che compare nei panni di una folle e scriteriata beatnik per offrire ausilio ai giovani protagonisti durante un inseguimento.





*Durante il film, vengono cantati i seguenti brani:

"Hairspray" di Rachel Sweet e Deborah Harry
"The Madison Time" di The Ray Bryant Combo
"I'm Blue (The Gong-Gong Song)" delle The Ikettes
"Mama Didn't Lie" di Jan Bradley
"Town Without Pity" di Gene Pitney
"The Roach" di Gene e Wendell
"Foot Stompin'" di The Flares
"Shake a Tail Feather" di The Five Du-Tones
"The Bug" di Jerry Dallman and the Knightcaps
"You'll Lose a Good Thing" di Barbara Lynn
"I Wish I Were a Princess" di Little Peggy March
"Nothing Takes the Place of You" di Toussaint McCall
"Limbo Rock" di Chubby Checker
"Day-O" di Pia Zadora
"Duke of Earl" di Gene Chandler
"Train to Nowhere" di The Champs
"Dancin' Party" di Chubby Checker
"The Fly" di Chubby Checker
"The Bird" di The Duo Tones
"Pony Time" di Chubby Checker
"Hide and Go Seek" di Bunker Hill
"Mashed Potato Time" di Dee Dee Sharp
"Gravy (For My Mashed Potatoes)" di Dee Dee Sharp
"Waddle, Waddle" di The Bracelettes
"Do the New Continental" di The Dovells
"You Don't Own Me" di Leslie Gore
"Life's Too Short" di The Lafayettes

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