lunedì 7 novembre 2011

The Dome di Stephen King (2009)


Mentre si prepara l’arrivo di 22/11/63, Il nuovo attesissimo romanzo di Stephen King – ne parla il traduttore Wu Ming 1 qui e Loredana Lipperini propone un’intervista all’autore qui – discutendo della sua matrice politica e teorico-filosofica, credo sia utile recuperare uno dei testi che insieme a L’ombra dello scorpione possiede le stesse caratteristiche: The Dome.

Come dichiarato dallo stesso King nella Nota dell’autore posta alla fine del mastodontico romanzo (1056 pagine), l’idea di The Dome nacque nel lontano 1976, mettendo in crisi l’allora ventinovenne scrittore che trovò l’impresa - soprattutto nelle sue istanze ecologiche e scientifiche - superiore alle sue capacità. Nel 2007, dopo una carriera costellata di successi (e una breve parabola discendente con Cell e Colorado Kid), King decise che era ora di tornare a narrare le vicende di Chester’s Mill e della misteriosa cupola che la isola dal resto del mondo per una (apocalittica) settimana. Col supporto dell’amico assistente medico Russ Dorr (il personaggio di Rusty Everett è forse ispirato a lui?) King ha potuto elaborare la narrazione senza il rischio di commettere errori grossolani in merito alla medicina e alla meteorologia. Tanto più che in The Dome il discorso scientifico supporta la metafora ecologico-politica dello sfruttamento delle risorse limitate da parte delle due fazioni - guidate da due ka-tet[1] opposti - che si creeranno presto sotto la cupola.


Gli eventi narrati si svolgono in una settimana dalla misteriosa materializzazione della cupola che isola Chester’s Mill, un paese di circa duemila abitanti nel Maine. Un campo di forza invisibile e impenetrabile che porterà alla formazione di un microcosmo sociale estremo, in cui le risorse energetiche, rappresentate dal propano che tiene in funzione i generatori (di cui la popolazione si è dotata dopo l’11 settembre 2001) risulta insufficiente, innescando nella popolazione paura, odio e neanche a dirlo violenza.
Tutto avverrà sotto l’occhio silenziosamente compiaciuto di Big Jim Rennie, il secondo consigliere (ma in realtà reggente effettivo della comunità). Egli è un grasso, tronfio e razzista venditore di auto usate, in realtà creatore e gestore di un enorme laboratorio segreto di metanfetamine. Rennie di fronte alla sua comunità si propone come buon pastore, cita la bibbia salvo poi rivelarsi meschino, sordido, violento, votato all'autarchia. Egli è  un piccolo imperatore che può avvertirsi come grande, “big”, solo nella (sua) provincia. Rennie realizza il suo obbiettivo totalitario circondandosi di sottoposti beoti, pronti ad adorarlo e compiacerlo: il primo consigliere Andy Sanders candido prestanome, l’inetto capo della polizia Peter Randolph e un pugno di giovani violenti e borderline con cui costituirà la propria versione delle squadre fasciste. Il personaggio di Big Jim è tra i più riusciti dell’intera produzione kinghiana, è così vicino alla realtà nelle sue intenzioni e motivazioni da sconvolgere e impaurire. È una declinazione perfetta del politico che utilizza la legittimazione da parte dei suoi elettori come un’arma e uno strumento per raggiungere obiettivi personali, ignorando bisogni e volontà della sua gente, ad esempio non esiterà a razionare cibo e risorse già dai primi giorni della Cupola e terrà l’ospedale al minimo energetico con la sottrazione illecita delle riserve di propano.

A fare da antagonista a Rennie ci sarà l’ex miltare, ora cuoco locale, Dale Barbara, Julia Shumway la giornalista proprietaria del Democrat, il giornale di Chester’s Mill, Rusty Everett l’assistente medico e un gruppo di giovani adolescenti intelligenti e spericolati. Un brillante ka-tet che proverà prima a ragionare su quali soluzioni applicare con energie limitate e poi, quando gli eventi precipiteranno, su come sopravvivere alla Cupola.
Nonostante la sua mole The Dome risulta godibile e appassionante, soprattutto nella descrizione della vita di provincia (da sempre uno dei punti forti di Stephen King), nella caratterizzazione magistrale dei suoi personaggi, da Rennie a Julia, passando per una foltissima galleria di comprimari («mi piacciono i romanzi affollati» dichiarerà King nella Nota dell’autore) tutti perfettamente narrati e funzionali alla storia.

SEGNALAZONE: Gli amici di «Finzioni» hanno dedicato un bel post della serie Cover Contest a The Dome, potete leggerlo qui.


[1] Nella mitologia di King, mutuata dalla serie La Torre Nera. Il ka-tet è un insieme di persone unito (anche per un periodo transitorio) dal Ka, dal destino.


Nessun commento:

Posta un commento